Sulla Popolare di Vicenza si sta per chiudere uno dei capitoli più tristi della storia del sistema bancario italiano.
Dalle 950 pagine del prospetto informativo, pubblicato per il necessario aumento di capitale, emergono alcuni fatti inquietanti a carico degli organi apicali: metà dei consiglieri di amministrazione della banca sono tra i destinatari dei rilievi formulati dalle Autorità di Vigilanza e la Bce ha evidenziato “come l’attività svolta dal Collegio Sindacale sia stata scarsa” e che “tale organo non abbia avuto un ruolo proattivo”.

L’aumento di capitale, necessario per evitare il bail-in e la relativa strage dei correntisti, verrà sottoscritto dal fondo interbancario Atlante, che dopo aver modificato il proprio regolamento all’ultimo minuto e aver chiesto a Consob l’esenzione all’obbligo di OPA, si appresta a diventare di fatto l’unico socio. Così ulteriori 4 miliardi del bazooka di Draghi vengono sottratti all’economia reale per essere destinati a tamponare una mala gestio.

E mentre la classe dirigente del Paese tace, perché andare contro i piccoli potenti è scomodo, l’unico “pierino” che alza il dito per dire qualcosa di chiaro e forte a tutela degli azionisti e per chiedere, con coraggio, un’azione di responsabilità verso i vecchi gestori è Enrico Zanetti, al quale va il mio pieno sostegno.