L’innalzamento della soglia sull’uso al contante da mille a tre mila euro, decisa dal Governo Renzi e suggerita dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, mi trova assolutamente favorevole per una serie di motivazioni.
Innanzitutto è una questione di libertà individuale, nel momento in cui un cittadino è proprietario di una determinata somma deve essere nelle condizioni di poterne disporre nelle forme in cui ritiene più utile, più comodo e secondo il livello di privacy che stabilisce.
In secondo luogo, il contante è l’unico strumento di pagamento in concorrenza con la moneta elettronica. Se viene eliminato totalmente il contante (o fortemente limitato), gli istituti di credito avranno meno ostacoli a far pagare oneri più alti ai correntisti.
Inoltre il deposito obbligato dei propri risparmi in forme elettroniche favorisce il controllo da parte dello Stato dei movimenti economici e del patrimonio dei singoli cittadini e quindi agevola la possibilità (come già accaduto con il Governo Dini) di imporre prelievi forzosi a seconda delle esigenze delle casse statali.
La limitazione dell’uso al contante, per un Paese come il nostro che vive di turismo, si è rivelata controproducente: infatti per ogni pagamento superiore alla soglia minima è necessaria da parte dell’esercente di un’attività commerciale (dai negozi agli alberghi) l’obbligo di richiedere il passaporto al cliente estero, schedarlo e affrettarsi a versare il contante presso gli istituti di credito: sia generando un’inutile burocrazia per chi vive di turismo sia creando una diffidenza nei confronti dei clienti che preferiscono così spendere le proprie somme in altri Paesi (nel resto d’Europa la soglia è di 10 mila euro).
La norma che aveva varato il Governo Monti abbassando la soglia del contante a mille euro non ha avuto in questi anni alcun impatto sulla lotta all’evasione e ha rallentato la ripresa economica, in quanto l’evaso più difficilmente poteva riemergere nell’economia tradizionale.
L’assoluta abolizione del contante e quindi l’imposizione dell’uso dei conti correnti per i 15 milioni di italiani attualmente sprovvisti sarebbe un vantaggio sicuro per lo Stato (che incasserebbe fino a 500 milioni di euro per le imposte di bollo) e per il sistema bancario (che potrebbe contare su almeno 1,5 miliardi di nuovi ricavi, dati dai costi di gestione dei conti correnti), ma non per i cittadini che dovrebbero sobbarcarsi tali costi.
Solo uno Stato orwelliano, illiberale ed oppressivo vuole la riduzione della circolazione del contante al fine di limitare la vita dei singoli individui, che trattati da sudditi dovranno pagare le inefficienze di un moloch parassitario.