Referendum sulle Riforme Costituzionali, perché votare Sì?  Per una serie di ragioni di merito, le principali: abolizione del bicameralismo perfetto, iter legislativo più snello, maggiore stabilità di Governo, modifica dei rapporti Stato/Regioni.

POTERE ESECUTIVO

Attualmente Camera e Senato hanno funzioni paritarie, ma hanno leggi elettorali diverse, elettorato diverso e regolamenti interni diversi. Quindi, all’interno dei due rami del Parlamento si formano delle maggioranze formate da gruppi parlamentari/partitici che hanno composizione diversa. Qualsiasi Governo prima di entrare in carica deve ricevere la fiducia sia dalla Camera che dal Senato e mantenere tale fiducia in entrambi i rami del Parlamento, perché basta la sfiducia della sola Camera o del solo Senato per far cadere il Governo. È un sistema in un equilibrio talmente precario che in Italia abbiamo avuto 63 Governi in 70 anni (uno ogni tredici mesi).

Se si vuole maggiore stabilità di Governo è importante eliminare questo sistema (denominato bicameralismo perfetto) e votare Sì al Referendum: in questo modo sarà solo la Camera dei Deputati a dare la fiducia al Governo ed eventualmente a revocarla.

POTERE LEGISLATIVO

Proprio per il sistema di bicameralismo perfetto, Camera e Senato possono attualmente legiferare su tutto: una volta che viene approvata una legge da un singolo ramo del Parlamento, questa viene mandata all’altro ramo che la deve esaminare ed approvare. Nel caso in cui ci siano delle modifiche, deve rimandarla di nuovo al ramo iniziale in un potenziale eterno ping pong.  Se si vuole maggiore velocità nell’approvazione delle leggi è necessario limitare la necessità che sia la Camera che il Senato siano d’accordo su tutti gli argomenti.

Con l’approvazione delle riforme costituzionali, al Senato verrà ridotta la competenza legislativa e rimarrà solo su alcuni argomenti: sulle leggi che regolano i rapporti tra Stato, Unione Europea e Regioni; sulle leggi della Pubblica Amministrazione; le leggi elettorali e i referendum; leggi sugli organi di Governo (in particolare Comuni e Città Metropolitane). Il Senato andrà quindi a specializzare la sua funzione legislativa sui temi di raccordo territoriale. I Senatori non saranno più i 360 eletti dal Popolo, ma i 100 rappresentanti degli organi territoriali (indicati da Regioni e Comuni), più gli ex Presidenti della Repubblica (che rimangono a vita) più 5 senatori di nomina del Presidente della Repubblica che rimarranno in carica per massimo 7 anni.

Inoltre, con l’approvazione delle riforme costituzionali, il Governo potrà chiedere alla Camera dei Deputati di discutere ed eventualmente approvare una legge entro 70 giorni dalla richiesta.  In Italia, attualmente per fare una legge di iniziativa del Parlamento, ci vogliono circa 260 giorni.

Il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il Presidente della Repubblica rimane come Capo dello Stato, continua a rappresentare l’unità nazionale, a sciogliere la Camera dei Deputati, a indire le elezioni, a promulgare le leggi e tutte le altre funzioni.

Sarà invece eletto dai 630 deputati della Camera e i 100 Senatori con una maggioranza dei tre quinti dei votanti.  Ipotizzando che tutti gli aventi diritto al voto siano presenti, saranno quindi necessari 438 voti: la maggioranza di 340 deputati che la legge elettorale Italicum darà al partito di maggioranza che vincerà le elezioni alla Camera, non sarà sufficiente per eleggere il Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica dovrà quindi essere scelto di comune accordo tra la maggioranza e le opposizioni.

VARIE ED EVENTUALI

Con l’approvazione delle riforme costituzionali ci saranno altre modifiche meno impattanti:

– verrà abolito ogni riferimento alle Province in Costituzione (che potranno essere definitivamente soppresse e/o sostituite da altri enti territoriali)

– viene eliminato il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), un ente che dovrebbe fornire pareri e proporre leggi su questi argomenti (ma ormai la funzione è superata)

– verrà portata a 150.000 il numero di firme necessarie (ora 50 mila) per proporre una legge di iniziativa popolare (ma verrà introdotta la garanzia costituzionale che tale legge venga discussa e votata dal Parlamento)

– sui Referendum si alzerà ad 800.000 il numero di firme da raccogliere (al posto di 500mila) , ma si abbasserà il quorum alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei Deputati (mentre adesso è molto più alto, essendo la metà più uno degli aventi diritto al voto). Inoltre, verrà introdotto il Referendum propositivo (oltre a quello abrogativo e confermativo)

– i 5 cinque giudici della Corte Costituzionale eletti attualmente dal Parlamento, verranno eletti 3 dalla Camera dei Deputati e 2 dal Senato

– Per evitare di avere delle leggi elettorali anche solo in minima parte incostituzionali, una minoranza di deputati o senatori potrà chiederne alla Corte Costituzionale di verificarla e la Corte dovrà pronunciarsi in tempi stretti (30 giorni)

– Viene introdotto il principio di promozione dell’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza politica (che si traduce nella doppia preferenza di genere sulla scheda elettorale)